Il parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è un’area naturalistica di grande pregio che si estende sui confini tra Abruzzo, Marche e Lazio. Interessa i territori di diversi comuni delle provincie di: Rieti, L’Aquila, Ascoli Piceno, Pescara e Teramo. A Teramo e all’Aquila si collocano le principali vie d’accesso al territorio, che ha ottenuto il titolo di parco nazionale nel 1991 e che è oggi gestito da un ente che prende il suo nome.
La superficie si estende su oltre 200.000 ettari di terreno ed è suddivisa in undici zone, ciascuna con il proprio toponimo e con specifiche caratteristiche ambientali: Strada Maestra, Cascate e boschi, Valle siciliana, Tra i due regni, Valle del Tirino, Grandi abbazie, Alta valle Aterno, Alte vette, Sorgenti del Tronto e Via del sale. Come si evince da alcuni di questi epiteti, una buona parte dell’estensione si appoggia su rilievi più o meno pronunciati. L’uomo abita alcune regioni del parco e all’interno di esse svolge le attività consentite dal regolamento: si tratta in particolare di produzione agricola e pastorizia, o di mestieri che consentono la realizzazione di tipicità gastronomiche e artigianali. Strutture ricettive, spazi di attrazione turistica e ambienti per la ristorazione sono disseminati tra un distretto e l’altro, così come non mancano musei, luoghi di culto e monumenti di interesse storico-culturale. La vegetazione presenta una varietà inesauribile, che tuttavia si può suddividere in due grandi categorie: la suggestiva flora boschiva della parte nord-occidentale, con faggeti, abetaie, tassi e agrifogli e la sezione sud-orientale dove i boschi sono più radi, meno frequenti e costituiti da scenografici querceti e pinete nere. Tra le piante diffuse su questo versante si ricordano i cerri, gli ornielli, i maggiociondoli e i meli selvatici.
Splendidi itinerari turistico-naturalistici attraversano il parco: si pensi, ad esempio, alla Strada maestra, collocata tra il Gran Sasso e i Monti della Laga, ai merletti di Villa Celiera, alle cascate della Morricana o a quelle della Volpara. In habitat come questi non possono certo mancare delle rarità faunistiche d’eccellenza come il camoscio d’Abruzzo, l’orso marsicano, il lupo appenninico e l’airone.
Svariate attività di formazione e di ricerca scientifica vengono praticate all’interno del parco, che racchiude anche un discreto patrimonio museale. I corsi e gli appuntamenti vertono soprattutto su questioni di educazione ambientale, sulla politica agro-alimentare seguita dai diversi comuni e sugli studi nel campo delle scienze naturali.