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Arte della Romagna: musei e chiese del territorio

Rocche e fortezze della Romagna tutte da scoprire, i luoghi da visitare e la storia da conoscere; un viaggio nei secoli passati tra le testimonianze che la storia ci ha lasciato.
Di seguito vi proponiamo alcune delle principali ricchezze della Romagna: chiese, musei e castelli che raccontano le vicissitudini storiche del territorio romagnolo e il loro prezioso contributo alla nascita di alcuni comuni, perché la Romagna non sia solo sinonimo di mare, ma essa racchiude anche natura, parchi,, arte culinaria e soprattutto arte monumentale!
Nell’illustrarvi le bellezze locali, Full Holidays vi augura buon viaggio.

FORLI’, COMPLESSO MUSEALE SAN DOMENICO. Il complesso di San Domenico, a Forlì, è formato dalla chiesa, ora in parte priva del tetto e della facciata meridionale, da un primo chiostro ad essa adiacente e completamente chiuso e da un secondo chiostro, aperto su un lato.
La chiesa originaria (XIII sec.) era più piccola dell'esistente; la fase successiva di ampliamento rinascimentale prolunga l'aula con il progressivo avanzamento della facciata e l'aggiunta di cappelle, fino ad arrivare alla situazione attuale, che rispecchia la ristrutturazione completata nel 1704.
L'indagine archeologica, estesa a tutto il complesso del San Domenico e diretta dalla Soprintendenza Archeologica dell'Emilia Romagna, ha permesso di individuare la primitiva chiesa, databile al XIII secolo: si trattava di un edificio di circa 36 metri di lunghezza dotato di abside semicircolare lesenata, al cui fianco sorgeva il campanile. Lo spazio interno era a tre navate scandite da una serie di pilastri.
Un piccolo porticato era costruito a breve distanza dal fianco meridionale della chiesa, lungo i cui muri perimetrali sono venute in luce alcune sepolture alla cappuccina.
Tra il XV secolo l'inizio del XVI secolo si assistette ad un ampliamento del complesso con allungamento della chiesa (m 57,50 x 17) che diventò a navata unica. Successivamente furono costruite una serie di cappelle che ospitarono tombe a camera di differenti dimensioni, talvolta per sepolture plurime. Nella zona absidale, adiacente al campanile, fu realizzata la sagrestia, a fianco della quale vennero edificati il primo chiostro e l'ala orientale del secondo chiostro, portato a termine in tempi successivi. Recenti indagini in quest'ultima zona hanno consentito di individuare alcune strutture artigianali legate alla vita quotidiana all'interno del convento.
Nel XVIII secolo la chiesa subì un ulteriore ampliamento raggiungendo le dimensioni attuali (m 68 x 22,80): l’asse venne spostato verso nord, l'abside allargata ed allungata, furono spostati i muri perimetrali dell’unica navata e gli allineamenti delle arcate delle cappelle, infine la facciata fu arretrata rispetto alla precedente in ragione delle nuove proporzioni. Furono modificate anche le volumetrie delle cappelle e venne costruita una grande piattaforma per ospitare l'altare maggiore. All'interno della chiesa vennero realizzate numerose tombe a camera di notevoli dimensioni, talune con gradinata d'accesso.
La decorazione pittorica del refettorio scoperta nel corso dei primi sondaggi effettuati nel 1996 è oggi interamente restaurata. Sulla parete nord-est è collocato un affresco ripartito in tre scene da elementi architettonici. La scena centrale raffigura la Crocifissione alla presenza della Madonna, di Maria Maddalena, di San Giovanni Evangelista e del committente. Le due scene laterali illustrano due eventi particolarmente significativi della vita di San Domenico: a sinistra, l'apparizione dei santi Pietro e Paolo che consegnano a San Domenico il bastone e il libro dei Vangeli, mentre egli vede i suoi confratelli che vanno ad evangelizzare il mondo; a destra, San Domenico resuscita il giovane Napoleone Orsini caduto da cavallo. Un documento del 1520 ne fa attribuire l'esecuzione a Girolamo Ugolini, figlio di Marco Antonio Argentiere.
Sulla parete sud-ovest è stato riportato alla luce un altro dipinto murale che si presentava ricoperto da molti strati d'intonaco. Un'architettura tripartita fa da sfondo ad un evento miracoloso della vita di San Domenico: il miracolo dei pani, tema prediletto dai Domenicani per ornare i refettori in alternativa all’Ultima Cena.
L'eclettica tavolozza, la predilezione per i toni squillanti ed i cangiantismi, oltre che le scelte iconografiche e le soluzioni adottate, ci testimoniano la cultura artistica policentrica propria del territorio forlivese, che nel ?500 ruota fra arcaismi neo-quattrocenteschi ed innovazioni desunte dalla grande maniera consolidata a Roma da Michelangelo e Raffaello.
Nel periodo napoleonico la chiesa viene espropriata per usi militari, sarà definitivamente acquisita al patrimonio dello Stato nel 1866-67.
La funzione assegnata al complesso è quella di sede della Pinacoteca e dei musei civici (convento) e di spazio assembleare multifunzionale (chiesa), mantenendo la biblioteca civica nel Palazzo del Merenda, in collegamento con il campus universitario.  Vi si svolgono già da anni  mostre di richiamo internazionale tra le cui importanti ricordiamo quelle su Canova, i fiori nell’arte dal Seicento a Van Gogh, Melozzo da Forlì, Egitto mai visto.

TREDOZIO, EX MONASTERO DI S.ANNUNZIATA. Data presunta di fondazione 1060.
1563: dal monastero del "Luogo d'Africa" vi si trasferirono 14 suore Domenicane.
1810: Napoleone soppresse gli ordini monastici e le suore domenicane dovettero abbandonare il convento, che, privato di ogni attività, fu messo in vendita e acquistato nel 1840 dalla famiglia Fabroni di Marradi: nel 1986 la famiglia Fabroni vende il convento al Comune di Tredozio.
Dopo l'acquisto il Comune di Tredozio e la Soprintendenza ai Beni Culturali ed ambientali di Ravenna, hanno iniziato un lungo lavoro di restauro conservativo dell'immobile fino al’inaugurazione nel marzo 2012. Nel piano terreno del fabbricato e nell'ex Chiesa, restaurata grazie ad un congruo investimento della Soprintendenza di Ravenna e della Comunità Europea, si terrano annualmente concerti, eventi e mostre, in particolare nel periodo invernale la mostra dei presepi. Parte del complesso sarà adibito anche a ricettività alberghiera e centro di informazione del Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Il fabbricato colpisce per le sue vaste dimensioni e la sua struttura a ferro di cavallo rivolto verso il monte e la corte interna.
Il complesso è costituito da un fabbricato di superficie coperta di circa mq. 1300 che si articola attorno ad un cortile ed è circondato da una cinta muraria che racchiude una porzione di terreno di circa mq.6200, che sommato al terreno prospiciente il fabbricato creano una pertinenza di circa un ettaro. Si sviluppa su n.3 piani fuori terra, per un totale di circa n.100 vani con una superficie utile di circa mq.3.600. Al piano terra vi sono ubicate la foresteria, il porticato interno, la Chiesa, il refettorio, le cantine e altri spazi di servizio. Al piano primo e al piano secondo vi sono le celle e i servizi della clausura.

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